In passato, l’abbigliamento era considerato un investimento a lungo termine, realizzato con materiali di alta qualità e pensato per durare anni. I capi venivano confezionati con cura per i dettagli ed erano spesso riparabili o riutilizzabili.

Tuttavia, con l’ascesa del modello del fast fashion, questa prospettiva è cambiata.

Oggi i vestiti vengono prodotti rapidamente e a basso costo, utilizzando materiali di scarsa qualità che si usurano facilmente. Questo approccio alla sovrapproduzione promuove un’obsolescenza rapida, spingendo i consumatori a disfarsi continuamente dei capi per stare al passo con le tendenze.

Il fast fashion ha influito non solo sulla durata dei capi, ma anche sul loro impatto ambientale. I vestiti di bassa qualità hanno una vita utile molto breve e, una volta scartati, contribuiscono all’accumulo crescente di rifiuti tessili nelle discariche.

Inoltre, la produzione di questi capi comporta un elevato consumo di risorse naturali come acqua ed energia, e l’utilizzo di materiali come il poliestere, derivato dal petrolio e responsabile dell’inquinamento da microplastiche.

Per mitigare gli effetti negativi del fast fashion, è necessario cambiare mentalità. Scegliere capi durevoli e di alta qualità, così come sostenere il mercato dell’usato, sono passi fondamentali verso un futuro più sostenibile. Un acquisto consapevole, basato sulla qualità piuttosto che sulla quantità, è essenziale per ridurre l’impatto ambientale dell’industria tessile.